Qui di seguito la recensione de “La Fabbrica Degli Immigrati” sul blog “Amante Di Libri”. puoi leggere l’articolo completo direttamente cliccando alla fine di questa pagina. Articolo comprensivo di una piccola intervista all’autore:
“In questo libro Ivan Lasco si chiede come sia possibile che le nostre scelte alimentari possano influenzare i flussi migratori e come riuscire a congiungere il fenomeno delle problematiche globali con l’alimentazione. Egli in questi capitoli pone l’accento sulla responsabilità che ognuno di noi ha in questo processo. L’intensificazione del fenomeno d’immigrazione è in crescita esponenziale proprio perché i due fattori sono sempre più interdipendenti.
Innanzitutto, c’è da sottolineare che chi si approccia alla lettura del libro di Ivan Lasco rimarrà sorpreso dalla scorrevolezza e chiarezza dei messaggi che egli cerca di trasmetterci. Lo stile del saggio è chiaro e pieno di nozioni che permetteranno al lettore di avere una visione iniziale a chi si deve approcciare per la prima volta ad una lettura sulla situazione odierna. I dati, le statistiche, gli schemi sono esplicative dei risultati che le nostre azioni hanno sul nostro pianeta.
Tuttavia, avrei curato meglio le immagini relative ai grafici perché non appaiono chiare a causa di sfocature e avrei approfondimento ancora di più il tema della migrazione. Egli parte dal descrivere il fenomeno di immigrazione, ponendo l’accento attraverso numeri e grafici sulla distinzione tra migrati per cause conflittuali e cause ambientali. Successivamente collega tale fenomeno con le nostre scelte alimentari, mettendo in risalto la scelta abitudinaria dei soggetti di consumare prodotti carnei. Tale scelta causa un danno enorme al nostro pianeta, poiché per l’allevamento e preparazione di tali prodotti vi è un consumo di risorse primarie indescrivibile che supera i limiti del possibile. La scelta del consumo di carne comporta un peggioramento nella condizione climatica del pianeta, perché vi è un consumo ed inquinamento d’acqua che non comporterebbe il consumo di altri prodotti.
Ad oggi, con quello che si sente dire sui giornali, con la protesta e presa di posizione di Greta Thunberg, la società è ben informata di come le nostre scelte alimentari possano avere un’incidenza sui flussi migratori. Molti fanno finta di non sapere per non essere costretti a cambiare le proprie abitudini, altri sanno ma hanno paura ed altri sanno ma non sanno come agire. Vi è un bisogno generale di agire quotidianamente al miglioramento del proprio habitat e di abbandonare i consigli delle svariate diete che suggeriscono di consumare piccoli passi in più ore del giorno. Oggi alimentarsi è più un business che un bisogno, sono tutti pronti a consigliare cosa mangiare e cosa non mangiare. E’ una moda. L’alimento è un prodotto finanziariario, sottoposto alle scelte di mercato con incidenza negativa sulle famiglie dei paesi in via di sviluppo e sull’economia familiare e del paese. Se si pensa al momento non lo si pensa più diviso tra paesi più sviluppati e meno sviluppati ma come un unico mondo in pericolo che potrebbe scomparire.

Le scelte dei consumatori comporta pericoli enormi come l’emissione dei gas per l’allevamento, il consumo d’acqua per abbeverare le mucche e per produrre chili di manzo. Ciò comporta un’innalzamento delle temperature e del livello del mare, mare sempre più inquinato di plastica monouso che sta uccidendo la fauna marina. Vi è un continuo consumo, spreco ed inquinamento da parte dell’uomo che non se rende nemmeno conto. In quanto consumatore, ogni essere umano favorisce o sfavorisce le modalità di produzione e la produzione stessa dei prodotti. Scegliere alcuni prodotti rispetto ad altri dice Lasco significa favorire il land grabbing (accaparramento delle terre), fenomeno che si rivela negativo per i Paesi poveri, a cui si sottraggono terre a costi davvero bassi, favorendo così lo schiavismo. Una sola scelta moltiplicata per miliardi di scelte simili comporta una modifica dell’habitat e dell’economia mondiale, favorendo la migrazione.

Nella fabbrica degli immigrati, l’autore tende a sensibilizzare l’uomo nei confronti delle sue scelte, non tende a consigliare un alimento per un altro perché non vuole essere un guru alimentare ma cerca di farci capire che viviamo in un momento critico. Si deve cercare insieme di arrivare ad una risoluzione dei problemi globali ad un sensibile cambiamento delle abitudini di ognuno di noi. Ognuno può contribuire notevolmente alla salvaguardia del pianeta che in fondo è abitato da noi. Abbiamo la responsabilità del nostro pianeta e quindi bisogna prendere provvedimenti, che sin ad ora sono stati adottati da parte dei Governi mondiali con numerose informazioni e spunti riflessivi. La fabbrica degli immigrati è un libro che va letto e divulgato per permettere a coloro che ancora non lo sanno che vi è l’estrema emergenza di guardare in modo diverso il fenomeno migratorio, incoraggiando ad aprire le menti verso una visione globale degli avvenimenti mondiali. Vi lascio con una mini intervista dell’autore.”