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Il cambiamento parte dalla Cina

Il premier cinese Xi Jinping, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, promette che la Cina azzererà le emissioni di carbonio entro il 2060!!

Non ha avuto l’importanza mediatica che ci si aspettava l’annuncio più importante degli ultimi anni sulla lotta al cambiamento climatico. Di sicuro però è qualcosa di positivo ed inaspettato, soprattutto nel bel mezzo di una pandemia mondiale.

L’impegno è di per sé un affare enorme, ma la promessa segna qualcosa di ancora più significativo: la Cina potrebbe aver sparato il colpo di partenza su quella che diventerà una corsa globale per eliminare i combustibili fossili.

Ma perché l’impegno di Xi per il 2060 è così importante?

È giusto dire che gli ambientalisti sono rimasti sbalorditi dalla promessa a sorpresa di Xi. Chiariamo cosa significa: la Cina, la nazione più inquinante della terra (responsabile di circa il 28% delle emissioni globali di gas serra) sta dicendo che lo ridurrà virtualmente a zero entro 40 anni.

Impianto di lavorazione del carbone

L’impegno è così significativo perché la Cina non ha mai promesso nulla di così audace sul clima prima d’ora, ed arriva dopo che l’Unione Europea ha impegnato miliardi di euro per un pacchetto di stimoli green, rafforzando i propri obiettivi climatici per il 2030.

Solleva quindi la prospettiva di una coalizione per la riduzione del carbonio di Europa e Cina che copra più di un terzo delle emissioni mondiali.

Perché le buone notizie sul clima sono così rare?

I climatologi non sono abituati a queste buone notizie, troppo spesso i negoziati internazionali per ridurre le emissioni di carbonio finiscono in nulla di fatto. Il problema è che il taglio del carbonio è sempre stato considerato un compito costoso e lo sforzo per controllare il cambiamento climatico, ha un impatto su ogni elemento dell’economia di un Paese.

In effetti, a Parigi è stata la prima volta che il mondo ha effettivamente convenuto che tutte le nazioni dovessero fare la loro parte per ridurre le emissioni di gas serra. Ovviamente, l’accordo è stato prontamente abbandonato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo essere stato eletto.

Anche prima che gli Stati Uniti dissentissero però, nessuno dei Paesi coinvolti nei negoziati, pensava effettivamente che gli obiettivi fissati a Parigi, fossero abbastanza forti da raggiungere l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali.

L’idea era che ogni cinque anni, ai Paesi sarebbe stato chiesto di proporre obiettivi più ambiziosi aumentando i loro sforzi. La conferenza durante la quale questi nuovi obiettivi avrebbero dovuto essere discussi, si sarebbe dovuta tenere a Glasgow nel novembre 2020. Causa pandemia, ora si terrà nel prossimo novembre.

Allora perché adesso?

Mentre l’ex presidente USA, Donald Trump, incolpava la Cina per tutti i problemi del mondo, il presidente cinese Xi, chiedeva cooperazione globale e sottolineava tutto il buon lavoro svolto dalla Cina, invitando il mondo a cooperare, ed investire in una ripresa green per sollevare l’economia globale dalla stasi post-Covid.

“Viviamo in un villaggio globale interconnesso con un interesse comune”, dice Xi.

Impianto eolico-solare ibrido a Zaozhuang, Cina
La Cina è leader mondiale delle tecnologie rinnovabili

“Tutti i paesi sono strettamente collegati e condividiamo un futuro comune. Nessun Paese può trarre vantaggio dalle difficoltà degli altri o mantenere la stabilità approfittando dei problemi altrui. dovremmo abbracciare la visione di una comunità con un futuro condiviso, in cui tutti sono legati insieme”.

Roba emozionante eh?

Probabilmente non è una coincidenza che l’annuncio di Xi, sia arrivato settimane prima delle elezioni presidenziali statunitensi. Proprio come i terribili incendi sulla costa occidentale, ed una serie di violente tempeste nell’est degli States.

Chissà perché poi proprio dopo le sue rassicuranti parole veniva convocato un vertice bilaterale virtuale tra Pechino e Bruxelles.

Una corsa globale all’energia pulita?

Ma c’è una conseguenza molto più importante derivata dall’annuncio: il fatto che il crollo del costo dell’energia pulita sta cambiando completamente il calcolo della decarbonizzazione.

Le energie rinnovabili sono già spesse volte, più economiche dell’energia da combustibili fossili in molte parti del mondo e, se la Cina e l’UE aumentassero davvero i loro investimenti nell’eolico, nel solare e nelle batterie nei prossimi anni, è probabile che i prezzi scendano ulteriormente.

Perché? Perché il costo delle energie rinnovabili segue la logica di tutta la produzione: più costruisci, più diventa economico, più economico diventa, più costruisci.

Combustibili - 976

Noi europei siamo stati abbastanza aperti nell’interpretare la strategia CInese: invogliare altri Paesi ad unirsi a loro, riducendo il costo delle energie rinnovabili a livello globale. Con l’obbiettivo poi, di tassare i Paesi che emettono troppa anidride carbonica.

Nel frattempo, l’impegno del presidente Xi per il 2060 andrà avanti indipendentemente dal fatto che altri Paesi decidano di seguirlo. Questa è una completa inversione di tendenza rispetto ai negoziati precedenti, quando tutti temevano che potessero finire per sostenere il costo della decarbonizzazione della propria economia, mentre altri Paesi senza far nulla, avrebbero goduto comunque dei frutti del cambiamento climatico.

Come sono cambiate le cose. Molto presto, l’energia rinnovabile rischia di essere la scelta più economica e quindi quasi certamente più redditizia in gran parte del mondo. Cosa significa? Che gli investitori non avranno bisogno di essere vittime di bullismo da parte degli attivisti green per fare la cosa giusta, seguiranno semplicemente i soldi.

Veicolo elettrico Tesla Model X.
Tesla è oggi la casa automobilistica più preziosa al mondo

Perché investire in nuovi pozzi petroliferi o centrali elettriche a carbone che diventeranno obsoleti prima di potersi ripagare durante i 20-30 anni di vita? Perché portare il rischio legato al carbonio nei loro portafogli?

Il cambiamento di prospettiva sui mercati finanziari è diventato sempre più evidente nell’ultimo decennio. Solo quest’anno, il prezzo delle azioni di Tesla l’ha resa la compagnia automobilistica più preziosa al mondo.

Nel frattempo, il prezzo delle azioni di Exxon (una volta la società più preziosa al mondo) è sceso così tanto che è stato appena escluso dal Dow Jones Industrial Average.

Ed è qui che entra in gioco l’idea di una gara: i paesi e le aziende potrebbero presto affrettarsi nel processo di decarbonizzazione poiché vedono opportunità per realizzare profitti, in quello che sarà un enorme nuovo mercato.

Crescita di auto elettriche - 976

Il presidente Xi è ben consapevole della posizione di leader del suo paese nel mercato dell’energia pulita: investire nelle energie rinnovabili è una priorità per la Cina da molti anni. È già il più grande produttore al mondo di pannelli solari ed eolici, produce più auto e autobus elettrici di chiunque altro, ed è diventato anche l’hub internazionale per la produzione di batterie.

Quindi possiamo smettere di preoccuparci del cambiamento climatico?

Purtroppo non possiamo.

L’idea di una corsa globale alla decarbonizzazione è una nuova entusiasmante prospettiva per chiunque sia interessato a limitare il cambiamento climatico, ma mi dispiace dire che ci sono ancora molti ostacoli lungo la strada.

Prima di tutto, il Presidente Xi non ha fornito dettagli su come il suo Paese avrebbe raggiunto il suo obiettivo a emissioni zero. La Cina è ancora di gran lunga il più grande consumatore di carbone al mondo, e rappresenta circa la metà dell’offerta globale, oltre ad essere il secondo più grande utilizzatore di petrolio al mondo, dopo gli Stati Uniti.

In tutta la sua economia, circa l’85% del suo potere proviene da combustibili fossili, ed il 15% da fonti a basse emissioni di carbonio.

Oleodotto al di fuori di Prudhoe Bay, Alaska
Gli Stati Uniti rimangono il maggior consumatore mondiale di petrolio

Questi rapporti dovranno essere capovolti per avere qualche possibilità di soddisfare l’impegno che mira ad emissioni zero.

Ciò richiederà investimenti strabilianti nell’energia eolica, solare e purtroppo non da escludere, il nucleare.

Attendiamo dunque la pubblicazione dei dettagli del prossimo piano quinquennale della Cina.

Un altro motivo di ottimismo?

Anche se l’economia si inclina a favore delle rinnovabili, il compito della decarbonizzazione è ancora enorme. Nel frattempo, gli effetti del cambiamento climatico non faranno che accelerare.

Ma c’è un altro motivo per essere ottimisti. Gli Stati Uniti sono la più grande economia del mondo e il secondo più grande produttore di gas a effetto serra. Sono quindi essenziali per affrontare il cambiamento climatico mondiale.

Sappiamo che Donald Trump si è tenuto alla larga dagli impegni di riduzione del carbonio, ma il neo presidente degli States Joe Biden, a soli pochi giorni dal suo insediamento alla casa bianca, firmato il consenso per rientrare nuovamente nell’accordo di Parigi, promettendo un piano di investimenti green da 2 trilioni di dollari.

Detto ciò, non siamo avvezzi alle buone notizie sul fronte cambiamento climatico, ma stavolta possiamo dirci ottimisti sul fronte politico internazionale.

Se hai letto il mio libro “La Fabbrica Degli Immigrati” però, sai benissimo che il contributo più grande, a costo zero (anzi risparmiando soldi) possiamo darlo solo noi consumatori. Il settore industriale ed energetico darà forse il suo contributo nel futuro prossimo. Noi però abbiamo il potere di cambiare la rotta dimezzando le emissioni di CO2 molto molto più in fretta.

La conoscenza è alla base del cambiamento, informiamoci ed agiamo il prima possibile.

QUI trovi il libro La Fabbrica Degli Immigrati

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