Dopo oltre due settimane di conferenza, la 26a Conferenza Delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) si è conclusa con la finalizzazione del patto per il clima di Glasgow . Il patto di Glasgow riafferma gli obiettivi globali a lungo termine (compresi quelli dell’accordo di Parigi) di mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C al di sopra dei predetti livelli. Afferma inoltre che limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede riduzioni rapide, profonde e sostenute delle emissioni globali di gas serra (GHG), come la riduzione delle emissioni globali di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto al livello del 2010 e a zero intorno alla metà del secolo.
Il patto di Glasgow arriva in un momento di rapido aumento dei prezzi dell’energia in tutta Europa e negli Stati Uniti, minacciando la velocità della ripresa economica in molti paesi. L’Energy Information Administration (EIA) stima ora che l’uso domestico di carbone nella produzione di elettricità aumenterà per la prima volta dal 2014 del 18% e che le esportazioni di carbone degli Stati Uniti aumenteranno del 29% nel 2021 per soddisfare una crescente domanda globale. Anche la Cina intensificherà l’uso del carbone, aumentandone la produzione fino a 220 milioni di tonnellate in più rispetto all’anno precedente. Le domande sulla natura transitoria di queste fluttuazioni del mercato dell’energia potrebbero influenzare in modo significativo la capacità dei Paesi di rispettare i loro impegni di riduzione delle emissioni che si basano sulla graduale riduzione dell’uso del carbone.
Nel patto di Glasgow, i firmatari si impegnano ad accelerare e intensificare la transizione verso l’energia pulita e a prevenire gli impatti dei cambiamenti climatici attraverso l’adattamento e il relativo finanziamento. I suoi termini incoraggiano la presentazione di piani nazionali di adattamento rafforzati.

Contributi nazionali
Con la COP26 del 2021 che segna il quinto anniversario dell’accordo di Parigi del 2016, gli NDC (Contributi Determinati Nazionali) aggiornati, erano ampiamente previsti. Gli NDC sono il fondamento dell’Accordo di Parigi e riflettono gli sforzi di ciascun paese per ridurre le emissioni nazionali di GHG per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Dovrebbero essere presentati ogni cinque anni e, nel tempo, i successivi NDC dovrebbero aumentare gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas serra. Mesi prima della COP26, nell’aprile 2021, il presidente Biden annunciò l’NDC aggiornato degli Stati Uniti, impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra del 50%, rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030.
Gli Stati Uniti sono uno dei primi cinque emettitori di CO2 livello globale, insieme a UE, Cina, India, Russia e Regno Unito, secondo un rapporto del 2021. L’UE, gli Stati Uniti e il Regno Unito condividono tutti l’obiettivo di azzeramento netto dei livelli di anidride carbonica entro il 2050. L’UE ha inoltre ribadito l’impegno di ridurre almeno del 55% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 rispetto al 1990. L’NDC cinese si impegna ad azzerare il carbonio entro il 2060, mentre India e Russia avrebbero annunciato obiettivi per zero carbonio rispettivamente nel 2060 e nel 2070. L’India ha anche fissato un obiettivo del 50% di energia rinnovabile entro il 2030.

Adattamento
Alla COP26, oltre 100 organizzazioni si sono unite per lanciare l’Alleanza per la ricerca sull’adattamento finalizzata ad un adattamento efficace per ridurre i rischi dei cambiamenti climatici, in particolare per le persone più vulnerabili, concentrandosi su ciò che i Paesi sviluppati dovrebbero fare per aiutare gli sforzi di adattamento dei Paesi in via di sviluppo.
Finanza
L’accordo di Parigi impegna i Paesi sviluppati a contribuire con 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020 al 2025, da fonti pubbliche e private, per assistere i Paesi in via di sviluppo nella mitigazione e nell’adattamento. Alla COP26, questi obbiettivi sono stati confermati, stilando un piano di finanza climatica con l’obbiettivo di chiarire quando e come raggiungere l’obiettivo.
Allo stesso tempo, i leader della COP26 si impegnano a fermare ed invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030. Secondo il Regno Unito, l’impegno include quasi 19,2 miliardi di dollari di fondi pubblici e privati. I 141 paesi firmatari coprono circa il 91% delle foreste mondiali, quasi 37 milioni di Km quadrati.
Metano
Oltre alla CO2 , il metano, gas molto più potente dal punto di vista del potenziale di riscaldamento globale, è stato al centro dell’attenzione nel periodo precedente la COP26. Gli Stati Uniti hanno lanciato l’impegno globale sul metano che cerca di ridurne le emissioni di almeno il 30% entro il 2030. Mentre molti altri Paesi hanno sostenuto l’impegno, Cina, India e Russia devono ancora firmare.
Carbone
Il Regno Unito, ha chiesto l’impegno dei Paesi sviluppati di cessare l’uso del carbone come fonte di energia entro il 2030 e a tutte le Nazioni di eliminarlo gradualmente entro il 2040. 46 Paesi hanno accettato la proposta firmato il Global Coal to Clean Energy.
I governi di tutto il mondo sono chiamati a pianificare un percorso sicuro per raggiungere i loro impegni. Le sfide riguardano l’evoluzione delle politiche e delle regole nazionali e internazionali per l’attuazione degli accordi della COP26, compresi i metodi e le metriche di verifica per le istituzioni pubbliche e private coinvolte.
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