La migrazione climatica rischia di interessare milioni di persone in tutto il mondo, e l’attuale gestione dei cittadini ucraini in fuga dalla violenza russa, si pone come modello per la gestione dei futuri sfollati a seguito di disastri climatici.
Milioni di ucraini sono fuggiti dalla violenza russa e decine di migliaia sono stati trasferiti negli Stati Uniti con uno status temporaneo, solo negli ultimi tre mesi, grazie ad una spinta dell’amministrazione Biden per un percorso “rapido” e “snello”, al fine di accogliere fino a 100.000 ucraini.
Nell’ambito del programma per la libertà vigilata, chiamato “Uniting for Ukraine”, più di 22.000 ucraini hanno ottenuto l’approvazione per l’arrivo negli USA, mentre 4.200 sono già in territorio statunitense.
Migrazione climatica
I migranti climatici, le persone che fuggono da disastri causati dal riscaldamento globale come inondazioni o siccità, possono attualmente fare affidamento solo su un mix di opzioni di immigrazione esistenti, inclusi i programmi di asilo e di stato di protezione temporanea.
La Banca mondiale, ha stimato nel 2021 che il riscaldamento globale porterà allo spostamento di 216 milioni di persone, con l’emergere di “punti di maggiore concentrazione” entro questo decennio. Sino ad ora però, nessuno è in grado di pianificare l’avvenimento a livello globale.
L’iDMC (Centro di Monitoraggio degli Spostamenti Interni) ha come obbiettivo quello di fornire dati, analisi e competenze di alta qualità sugli sfollati interni, al fine di informare le politiche e le decisioni operative, che possono ridurre il rischio di sfollamenti futuri e migliorare la vita degli immigrati interni (IDP) in tutto il mondo. Secondo il nuovo rapporto, sono stati registrati 40,5 milioni di nuovi spostamenti nel 2020, uno degli anni più caldi mai registrati, di cui 30,7 milioni innescati da disastri meteorologici come le tempeste.
L’incertezza permane
Nonostante una rapida risposta degli Stati mondiali per consentire temporaneamente i necessari sostegni, gli ucraini e gli immigrati ambientali, devono ancora affrontare un’estrema incertezza su uno status più garantista. L’incertezza mette in evidenza l’incapacità attuale di pensare nel lungo termine al problema migratorio.

Secondo la giurisdizione di gran parte dei Paesi mondiali, i migranti devono dimostrare un fondato timore di persecuzione in base a definizioni specifiche, per poter beneficiare dello status di rifugiato o di asilante. Sotto le catastrofi climatiche, che potrebbero causare un numero imprevedibile di disastri sociali, politici ed ecologici, definire un “rifugiato climatico” è una delle sfide del secolo.
Disuguaglianze
Sotto i riflettori costanti dei media, si ottiene che un immigrato ucraino, riesce ad accedere allo status di rifugiato in una settimana, mentre i camerunensi, per citarne un esempio, riescono ad ottenere lo status di protezione temporanea dopo più di quattro anni dalla dichiarazione di guerra nei confronti dei movimenti separatisti.
Oggi affrontiamo crisi energetica, climatica, politica ed economica nello stesso momento. E’ quantomeno necessario disporre di politiche e piani di riordino e riorganizzazione dei flussi migratori, in modo da garantire un piano di protezione globale, piuttosto che concedere un trattamento preferenziale alle popolazioni politicamente convenienti.
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